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Riporto integralmente la conclusione del libro:
Si conclude qui il nostro percorso comune per la progettazione di un intervento in pubblico.
Abbiamo condiviso un vero e proprio processo che, dal setting iniziale alla gestione delle obiezioni e delle presentazioni brevi, si è posto l’obiettivo di condividere tecniche, modelli strategie per arrivare preparati al momento dello speech.
Come premesso (e, anche se può suonare bizzarro, promesso), più domande che risposte. Perché ogni presentazione è una storia a sé e, parafrasando Umberto Eco, per ogni presentazione complessa e sfidante, esiste una ricetta semplice ed immediata, ed è quella sbagliata.
Certamente, come è stato fatto trasparire più volte in questo testo, quella del comunicare in pubblico è, anche, una questione di leadership.
Un pubblico spontaneo riconosce più facilmente una leadership iniziale. Ma da quel punto in avanti, è il relatore a doverla mantenere, sviluppare, a volte cedere temporaneamente (come, per esempio, ha fatto Hans Rosling nel momento in cui ha ceduto lo scettro della presentazione al software da lui progettato), a volte riconquistare, sempre mettere in gioco. Senza dimenticare che le tecniche condivise fin qui sono un po’ come gli esercizi di diteggiatura per un musicista: semplici strumenti che devono consentire poi di trovare una propria interpretazione personale, un proprio stile per esercitare questa leadership.
Un’ultima nota, per finire.
Come docente, mi succede molto spesso di trovarmi davanti ad un pubblico, sia esso un’aula, l’audience di una conferenza o di un convegno o un gruppo con cui condivido un progetto formativo.
Alcune di queste occasioni, nonostante molti anni di esperienze e di studio, si presentano ancora come delle vere e proprie sfide. A volte la tensione affiora.
In quei momenti c’è una domanda che pongo a me stesso, e che, proprio parlando di questo libro, ho scoperto di condividere con molti colleghi: “Che cosa imparerò, oggi?”
Ecco, questa è l’idea conclusiva. E forse anche la più importante. Quella che dà senso alle altre. Ogni occasione di comunicazione è un’occasione di apprendimento.
L’approcciare un processo di comunicazione con una strategia può servire anche a questo: a massimizzare l’apprendimento. Perché ogni feedback potrà essere correttamente collocato ed ogni successo o insuccesso potrà essere messo a confronto con quanto si era, strategicamente, progettato.
Ogni occasione di comunicazione è un’occasione di apprendimento.
Anche scrivere un testo come questo.
Anche leggerlo, spero.